Il senso del treno, il senso della memoria.
Chi ci segue su instagram, twitter e facebook è già in parte al corrente dell’esperienza di Movidabilia a Cracovia, ospite dell’associazione Terra del Fuoco Mediterranea in occasione del loro “Treno della Memoria”.
Avremo tempo per scrivere qualcosa sull’accessibilità della città di Cracovia e sui nostri consigli per viaggiatori e viaggiatrici.
Oggi ci soffermiamo, invece, su un percorso difficilmente accessibile per chiunque… se non accompagnati (e non parliamo di disabilità fisica o sensoriale): i percorsi geografici ma soprattutto narrativi che da Cracovia, città bellissima, portano ad Auschwitz e Birkenau.
Perché il Treno della memoria parte da lontano e passa da qui.
Prima dei campi, c’era la città-scrigno che racchiudeva momenti di racconto teatrale dell’ascesa del nazismo, nella geografia europea e nella mente di chi lo ha appoggiato. Nessuno sterminio nasce nel luogo dello sterminio e nessuna violenza nasce e muore nel posto in cui essa avviene. (performance a cura di Improvvisart).
Il racconto avveniva di notte, nelle strade della città, in angoli di transito, nel viavai illuminato di una Cracovia ancora in periodo natalizio (le decorazioni natalizie sono accese fino a Santa Maria delle Candele, 2 febbraio).
Per non arrivare lì, nei campi dell’annientamento (innevati e freddi), e chiedersi “ma come è potuto succedere”, qualcuno ha cercato spiegare. Ecco, è accaduto anche così.
Eppure non è bastato. Né a chi scrive, che non sa decodificare la violenza e la sua narrazione, e per i ragazzi e ragazze partecipanti al treno, freschi dei loro libri di testo di storia.
Non è bastato perché una volta nella neve di Auschwitz e Birkenau, la domanda “ma come, ma perché?” è rimasta.
Le domande e il senso di smarrimento rimangono nonostante la formazione e nonostante il racconto di attori e attrici fermi per ore nella neve (perché quando il teatro è teatro vero, è anche azione politica e non ha bisogno di uno spazio convenzionale).
Le domande e il senso di sgomento rimangono, per fortuna.
Perché Movidabilia era ospite di un viaggio nei luoghi dell’orrore e della commemorazione delle vittime della Shoah?
Risposta facile: il Treno in questione aveva in particolare un focus legato alla disabilità.
Per essere più chiari con chi non consce l’articolato meccanismo formativo del Treno della Memoria, gli studenti guidati da Terra del Fuoco in questo percorso/viaggio interiore e fisico di formazione e ricordo, hanno lavorato prima della partenza attraverso dibattiti e laboratori anche sull’approfondimento del tema della disabilità, alla luce del fatto che non ha senso parlare di storia se non ci sono dei lucidi momenti di riflessione sull’attualità.
La risposta meno scontata al motivo della nostra presenza, lo abbiamo maturato in questi 4 giorni di contatto con ragazzi e ragazze molto giovani, con formatori e formatrici italiane e polacche: Perché il Treno della memoria parte da lontano e non è certo qui che si ferma.
Il treno passa, come hanno ribadito più volte gli educatori di Terra del fuoco Mediterranea, dalla scelta individuale di distaccarsi dalla “zona grigia”, quella che non prende posizione su quanto accade, quella che non aveva un posto nell’inferno di Dante ma ha un posto su questa terra. E a volte è determinante.
Il treno passa dalla consapevolezza che non c’è niente che non ci riguardi in prima persona e niente sarà mai abbastanza lontano.
Per quanto concerne chi scrive, il rapporto con la violenza non era una settimana fa e non è adesso qualcosa di risolto. Continuo a non riuscire a decodificarla.
Ma un modo per togliere violenza alla violenza, è tenere memoria dei fatti.
Un altro ancora è trattenere il ricordo delle vittime.
“Io ti ricordo”, è la frase che al momento della commemorazione a Birkenau ogni studente ha affiancato al nome di una vittima dei campi.
Treno era orrore. Treno è speranza.
A proposito di speranza, quella è una cosa che parte dall’intimo e solo dopo diventa esperienza collettiva. Quindi torniamo a chi scrive.
Mai avrei pensato di piangere “più forte” per la bellezza delle riflessioni e delle parole di restituzione dei ragazzi del Treno.
Credevo di essere trafitta dalla violenza, come sempre.
Invece lo sono stata da quel mondo migliore che già c’è e che era lì.
Ripeto quanto detto, come Sabrina e come Movidabilia, nella plenaria di restituzione conclusiva.
Ribadiamo il plauso e l’augurio ai ragazzi e ragazze che ho sentito parlare, a volte cantare e che, in diversi momenti del viaggio, ho “sentito tacere”.
Non siete zona grigia. Non siatelo mai.
Siate sempre rompi palle, abbattete muri e stereotipi ogni giorno, perché già lo fate ma molti “grandi” cercheranno sempre di dirvi che non lo fate bene, non lo fate abbastanza. Forse cercheranno di dirvi che non siete abbastanza.
In tal caso, siate sordi.
Cercheranno di farvi vedere i vostri limiti.
In tal caso siate ciechi.
Siete migliori di come vi si dipinge e persino di quanto voi stessi non vediate.
Siatelo e dimostratecelo sempre.
Siatelo e dimostratevelo sempre.