Lavoro e disabilità, un dialogo alla pari (si spera)
Come molti sapranno la nostra legislazione tutela il diritto al lavoro di tutti i cittadini e in particolar modo di quelle persone che vivono in situazioni di svantaggio dette “categorie protette” a cui la legge n. 68 del 1999 fa specifico riferimento. Come tanti altri sanno, però, spesso e volentieri su questo tema tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, nel senso che gli intenti della legge poi non si realizzano nella pratica quotidiana di un mercato del lavoro sempre più in crisi. Le motivazioni di questo slegamento possono essere tante, ma in primis vi è la reale difficoltà di far incontrare la specifica domanda con la specifica offerta di lavoro.
Su questo punto si inserisce la start up “Jobmetoo” che, attraverso una piattaforma interamente informatizzata, permette ai diversamente abili di inserire il proprio curriculum dettagliato, consultare offerte di lavoro a lui riservate e candidarsi, mentre le aziende soggette agli obblighi sanciti per legge (e non solo) possono ricercare i candidati ideali per il profilo professionale ricercato, mettersi in contatto con loro e inserire le proprie offerte.
Dietro il progetto, di origini marchigiane e consede a Milano, vi è il sostegno da 360 Capital Partners e dal network internazionale U-Start, il quale ha destinato 500 mila euro per lo sviluppo, l’ampliamento e la diffusione della piattaforma.
A prima vista sembrerebbe un’idea geniale ma se allarghiamo un po’ lo sguardo ci si rende conto che altri prima di Jobmetoo si sono posti lo stesso obiettivo, prima di tutti i centri per l’impiego “naturalmente devoti” alla causa, e siti tematici come lavoroperdisabili.it, categorieprotetteallavoro.it e tanti altri. Nel Salento, in particolare, il servizio “NetAbility”, anch’esso gratuito, dell’Istituto Immacolata ASP di Galatina, si pone come punto di raccordo ( reale e personale in questo caso non solo telematico) tra azienda e lavoratore rimanendo a loro fianco in tutto il percorso d’integrazione lavorativa attraverso un team di professionisti dedicato.
Nonostante ciò, però, dai dati 2013 del ministero del welfare emerge che l’ 84% delle persone adulte con handicap è disoccupato e, di conseguenza, la domanda è d’obbligo: il problema si può risolvere solo facilitando l’incontro tra domanda e offerta, oppure ci sono altri ostacoli nascosti in qualche altro anello della catena che rendono la teoria e la pratica due perfette sconosciute?
Ilaria Panico