Salento Social Tourism nuovo partner di Movidabilia

Abbattere le barriere architettoniche e culturali per una fattiva inclusione sociale è un lavoro molto complesso che di certo non può essere svolto da soli. Per questo Movidabilia è sempre pronta a stringere collaborazioni e partenariati con le realtà del territorio che perseguono lo stesso obiettivo. Una di queste è l’Associazione Salento Social Tourism, nata anch’essa grazie al programma Principi Attivi della Regione Puglia. Per saperne di più sulle attività e gli obiettivi di questa associazione, abbiamo posto alcune domande alla Presidente Olga Nahi.

Olga, cosa si intende per “Turismo Sociale”?

Prima di rispondere a questa domanda è necessario fare una premessa: il turismo sociale è un fenomeno nuovo e in via di sviluppo, riguarda un settore di “mercato” nato da pochi anni, ancora privo d’identità che non trova riscontro in rapporti ufficiali, e quindi, non è facilmente distinguibile nell’ambito turistico. Le informazioni riguardo i servizi offerti non circolano facilmente così come accade per altre forme di turismo emergenti che sono ben pubblicizzate da una rete strutturata di operatori del settore. Tuttavia è possibile affermare che il turismo sociale comprende tutti i sistemi d’intervento il cui obiettivo è promuovere, secondo logiche solidali, l’accesso del maggior numero di persone alla vacanza, senza distinzione di età, appartenenza culturale, disponibilità economica e capacità fisiche. In particolare la nostra associazione ha come target di riferimento persone con bisogni speciali ovvero soggetti con deficit visivi.

Al momento qual è il livello di sensibilità e di consapevolezza del territorio salentino, e in particolare della comunità che ci vive,rispetto a questo tema?

Vi è una carenza di attori in grado di svolgere lavoro di mediazione tra la domanda e l’offerta dei servizi destinati a persone con bisogni speciali. Sarebbe opportuno fornire input e stimoli sulla formazione degli operatori del settore turistico con azioni di sensibilizzazione e supporto al marketing per l’affinamento del prodotto/servizio. Altrettanto importanti potrebbero essere le informazioni e le indicazioni di progettazione delle attività in base alle preferenze degli utenti con bisogni speciali. Le “barriere architettoniche”, cui spesso si fa riferimento, non sono, dunque, gli unici ostacoli che si frappongono alla pratica del viaggio e delle vacanze dei disabili; tra tutte le altre mancanze, le più sottovalutate sono le attitudini e i comportamenti “non adeguati” da parte del personale dei servizi turistici. In questo caso, più ancora che in altre situazioni, è necessario assicurare una formazione da consentire loro di avvicinarsi, nella maniera più corretta, a persone che vivono il disagio fisico e psicologico. Sintetizzando si può senz’altro affermare che il nostro territorio, è ben motivato ma deve essere ancora predisposto ad intraprendere una sperimentazione mirata all’implementazione di servizi turistici ascrivibili a tale importante segmento.

Quali attività promuovete o intendete promuovere nell’ambito della vostra associazione?

Lo scopo generale della nostra Associazione è quello di realizzare una serie di iniziative volte a far conoscere i possibili approcci da intraprendere nei confronti dei soggetti con deficit visivi, così da orientare le persone verso una presa di coscienza e conoscenza dell’alterità. In linea con il nostro obiettivo abbiamo realizzato attività ed eventi volti a sensibilizzare vari contesti sociali sulla tematica della disabilità visiva come la realizzazione del laboratorio “Raccontiamo… con le dita!”, proposta extradidattica di educazione sensoriale e di costruzione di libri tattili che ha visto la partecipazione delle scuole medie dell’Istituto Comprensivo G. Mazzini di Melendugno. Altra importante attività è stata l’organizzazione di una Cena al buio realizzata lo scorso 3 Marzo presso il ristorante Antica Locanda di Vernole, grazie alla preziosa collaborazione delle Associazioni U.N.I.Vo.C. ed A.S.Cu.S. dell’Unione Italiana dei Ciechi di Lecce con il coinvolgimento di 60 partecipanti provenienti da vari paesi. E’ in programma, infine, l’organizzazione di una manifestazione parasportiva con gli atleti non vedenti dell’Associazione Sportiva Salentina A.S.Cu.S., e di un convegno sul Turismo accessibile ed inclusivo rivolto a strutture ricettive ed operatori del settore turistico. Il nostro intento più grande è dunque realizzare un vero e proprio percorso strategico di cittadinanza attiva mediante il quale muta la centralità del problema: non più l’inclusione del disabile ma l’integrazione degli ambienti di vita e dei contesti esperenziali.

Avete da poco realizzato anche un cd audio con storie e leggende dei luoghi più affascinanti delle marine di Melendugno, vero?

Si, i cd contengono otto tracce audio che oltre ad illustrare le attività e la mission dell’Associazione, includono storie e leggende del nostro territorio, tratte da “Il libro degli altri” di Antonio Nahi. Lo scopo è di promuovere il territorio e la nostra cultura attraverso nuove forme del marketing accessibile e del turismo inclusivo. L’audiodescrizione è una tecnica adottata per rendere fruibili ai non vedenti e agli ipovedenti contenuti video e testi in nero. L’occasione si è concretizzata includendo alcuni racconti scritti da mio padre che da sempre dedica il suo tempo alla ricerca e narrazione di antiche leggende del territorio salentino. I cd grazie al patrocinio del Comune di Melendugno, saranno distribuiti nel periodo estivo presso Pro Loco, A.P.T. e uffici di promozione turistica per favorire quell’informazione graduale e adeguata che aiuta la comunicazione aprendo utili strade all’integrazione sociale e culturale.

Cos’è il libro tattile?

I Tactile Illustrated Books – TIB – sono libri tattilmente illustrati in cui la storia, trascritta nel doppio codice in nero e in Braille, è accompagnata da immagini in rilievo ottenute con varie tecniche illustrative tra cui il collage materico. Il TIB presenta dunque disegni tattili ed esplorabili con le dita perché appositamente realizzati con materiali diversi per forma, spessore e texture. Nelle scuole i libri tattili sono utilizzati come veri e propri sussidi didattici per l’integrazione dei bambini non vedenti con i compagni normodotati; risultano infatti attraenti e affascinanti per tutti, data la presenza di diversi materiali che stimolano il tatto e la vista. Devo molto della mia conoscenza del libro tattile, all’esperienza di servizio civile svolta presso l’Unione Italiana dei Ciechi di Roma che mi ha permesso di entrare in contatto con la Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi, centro che da anni lavora nel campo della produzione seriale dei cosiddetti libri tattilmente illustrati e che svolge a livello nazionale attività di diffusione e sensibilizzazione della conoscenza e lettura del libro tattile. L’ultima iniziativa da loro realizzata, è la mostra itinerante di quadri tattili “Le parole della solidarietà”, il programma prevedeva una tappa nel mese di Ottobre, presso il Castello Svevo di Bari e nell’occasione ho tenuto un workshop laboratoriale rivolto ad educatori, insegnanti di sostegno e bambini delle scuole primarie.

Sbirciando nel tuo curriculum si scopre che hai fatto parte di progetti volti all’inclusione sociale e alla sensibilizzazione sulla disabilità visiva. A ciascuno di noi credo sia capitato di sentirsi a disagio nell’interagire con persone affette da deficit visivo, anche solo per avere usato un modo di dire tipo “ hai visto…” oppure per la diversa fisicità che l’interazione richiede. Secondo te, qual è il modo migliore, se esiste, per creare effettiva inclusione sociale sin dall’incontro con una persona disabile? Ci sono dei consigli da dare?

La riflessione maturata a seguito del percorso intrapreso e durante i vari progetti realizzati è, che trattare un tema come la disabilità in generale risulta arduo in qualsiasi ambito esso sia inquadrato. Soprattutto chi ha avuto modo di operare o vivere accanto a persone non vedenti può rendersi conto di cosa non potrà, forse, mai comprendere e conoscere fino in fondo, malgrado i suoi sforzi e la buona volontà. Confrontarsi con persone portatori di questo handicap comporta anzitutto una relazione d’intenti, prima ancora di aiuto e collaborazione. Da subito è necessario liberarsi da ogni preconcetto fino allora “inteso” del non vedente. Infatti la prima di queste responsabilità è la sospensione del giudizio; quindi accogliere la persona come individuo con le sue caratteristiche comportamentali e con una sua identità senza valutarlo o classificarlo all’interno della categoria. Spesso di fronte alla disabilità visiva, le persone hanno il timore di misurarsi con aspetti del deficit, ritenuti inquietanti o, per contro, hanno la tendenza ad enfatizzare nei ciechi la presenza di doti particolari. Generalmente si ritiene impossibile che un non vedente deambuli da solo, curi il vestire, possa giocare a calcio o saper usare il computer e telefonini. La constatazione che i ciechi possano fare tutto questo e molto altro, suscita stupore e ammirazione in coloro che vedono, inducendo ad immaginare che questi siano in possesso di doti sovrannaturali. Entrambi gli atteggiamenti sia di discriminazione che di sopravalutazione a mio avviso sono sbagliati. A premiare invece è la spontaneità dei comportamenti, dei gesti e nel parlare; in questo modo, conoscere ed interagire con chi non vede, col tempo, induce ad una sorta di integrazione basata soprattutto su un rapporto se non alla pari, sicuramente di reciproca consapevolezza dell’interazione. E’ questione di “pregiudizi” che inducono a pensare al videoleso come avesse più disabilità del dovuto, fino a giungere a bisbigliare parole, comunicare con i gesti, parlare con lui rivolgendosi all’accompagnatore o comporre frasi che non abbiano riferimenti al colore o al vedere. Liberarsi dal preconcetto di presunta consapevolezza della “loro” situazione e dimensione sociale, non è facile, poiché la società dei “normodotati” tende spesso al “sequestro” delle esperienze col diverso, ghettizzando le interazioni in ambienti ben definiti e dalle finalità conosciute.

Ilaria Panico

X