Il disability manager: chi è e cosa fa
Negli ultimi anni si sta sviluppando un profilo professionale specifico che possa garantire le pari opportunità: il Disability Manager. Per capirne di più abbiamo posto qualche domanda a Irene De Santis, Disability Manager che opera a Lecce:
Irene, di cosa si occupa la figura del Disability Manager e qual è il suo ruolo?
Il disability manager è una nuova figura con competenze professionali specifiche che si propone come un ponte di mediazione tra i cittadini disabili e il territorio, il cui principale compito è quello di analizzare attentamente il contesto di partenza in modo da poter poi operare su di esso cercando di mettere in rete le realtà già presenti nelle singole amministrazioni locali, nella sanità e nell’urbanistica. Obiettivo finale è la promozione di soluzioni sinergiche atte a garantire un’effettiva inclusione sociale e assistenza alle famiglie in difficoltà.
Il Disability Manager deve cercare di abbattere ogni barriera sia fisica che mentale presente sul territorio in modo da garantire la piena inclusione del cittadino disabile.
Quali sono secondo te le maggiori difficoltà esistenti oggi quando si parla d’integrazione sociale?
Ci sono due tipi di barriere molto forti da scardinare: la prima è quella architettonica/sensoriale e la seconda è quella mentale.
Per capire quali sono le prime, basterebbe fare una passeggiata in sedia a rotelle nelle nostre città per capire l’assoluta incompatibilità del paesaggio urbano con le diverse mobilità, oppure pensare in quanti convegni o incontri pubblici è assicurata la presenza di un traduttore LIS.
Per le seconde posso riportare la mia esperienza nella rassegna cinematografica “Cinema Oltre Le Barriere” promossa dal “Centro per l’integrazione” dell’Ufficio allo Studio dell’Università del Salento: nonostante la grande partecipazione registrata, le persone che non siano coinvolte in modo diretto o indiretto al tema non sono state molte.
Indice, questo di un’opinione pubblica che ancora guarda con indifferenza, ritrosia e paura ad una realtà che si crede completamente estranea alla propria quotidianità.
Bisognerebbe quindi che ciascuno di noi, coinvolto o meno, si chiedesse quanto conosce il mondo della disabilità, per poter poi parlare di effettiva integrazione sociale.
Quali sono le prospettive di crescita di questa nuova professionalità sia in ambito privato che pubblico?
Le prospettive di crescita sono molto alte in quanto la figura del disability manager comporrebbe un reale vantaggio nell’amministrazione e nella risoluzione di alcuni “problemi”.
Ad oggi l’associazione S.I.Di.Ma., Società Italiana Disability Manager, sta lavorando per istituzionalizzare tale figura professionale ed evitare il rischio di una strumentalizzazione politica e una non omogeneità di competenze nell’ambito nazionale.
Ci sono dei dati sul numero di professionisti del settore in Italia?
La figura del disability manager è nata nel 2009 quando è stato istituito il Tavolo Tecnico del Lavoro della Salute e e Politiche Sociali, che ha deciso di introdurla ufficialmente nel Libro Bianco su Accessibilità e mobilità urbana.
In seguito, nel 2011, è nata S.I.Di.Ma., Società Italiana Disability Manager con sede a Motta di Livenza (TV) la quale ha come Presidente il Disability Manager Rodolfo Dalla Mora.
Al giorno d’oggi sono ancora pochi i professionisti attivi in Italia dato che non esiste ancora un regolamento nazionale per questa figura né tantomeno per il suo utilizzo in ambito pubblico o privato.
Indicazioni pratiche per chi ne volesse sapere di più o volesse intraprendere un percorso formativo per essere un Disability Manager?
Per chi fosse interessato posso dire che ad oggi esiste un solo corso di perfezionamento, patrocinato dall’associazione SIDIMA, che permette di acquisire il titolo di disability manager. Tale corso si svolge presso l’Universita Cattolica del Sacro Cuore a Milano ed è articolato in 120 ore suddivise in tre settimane (da gennaio a maggio).
Ilaria Panico

Post Precedente
Prossimo Post

